Condividiamo con piacere l’intervista al Direttore Generale di Confitarma Luca Sisto, pubblicata nell’ultimo numero di Blue Economy Magazine.
Per sfogliare la rivista: bei-2023-01
Quali sono le richieste che Confitarma intende rivolgere al nuovo governo in merito alle semplificazioni di cui la vostra categoria avrebbe necessità per l’assunzione di personale marittimo?
“Esistono purtroppo importanti barriere all’ingresso che rendono particolarmente difficoltoso, per le nuove generazioni, l’accesso ai mestieri del mare. Ne cito, in particolare, tre.
Innanzitutto, il costo eccessivo degli addestramenti di base obbligatori per lavorare a bordo delle navi. È per questo che chiediamo da tempo un urgente intervento pubblico di finanziamento dei corsi basic training. Si tratta di un intervento che, con un costo inferiore ai 2 milioni di euro all’anno, darebbe nuova linfa al settore incrementando in maniera significativa l’occupazione marittima italiana. Purtroppo, diversamente da quanto si è concretamente fatto per altre categorie di lavoratori, i lavoratori marittimi sono stati, ancora una volta, dimenticati”.
Abbiamo poi un sistema di collocamento della gente di mare particolarmente complesso e farraginoso che rende difficoltoso il naturale incontro fra domanda e offerta di lavoro. Occorre una riforma strutturale di semplificazione delle procedure e l’istituzione dell’anagrafe nazionale della gente di mare. E intanto prorogare al 31/12/2023, o ancora meglio, rendere strutturale la norma (art. 103-bis) che consente, anche nei porti italiani, l’arruolamento del personale marittimo tramite la procedura semplificata, già prevista dal Codice della navigazione per gli imbarchi sulle navi di bandiera italiana in porti esteri.
Infine, la normativa che disciplina l’accesso alle professioni del mare è ormai del tutto superata perché fa riferimento a percorsi professionali non più esistenti e/o a condizioni eccessivamente e inutilmente onerose. È, quindi, necessario procedere con una riforma dei requisiti di accesso alle figure professionali marittime.
Per spingere il trasporto merci combinato mare-terra Confitarma ha chiesto un correttivo al decreto legge Milleproroghe approvato a fine dicembre. Può entrare nello specifico?
“L’efficienza dello strumento Marebonus è certificata dai recenti dati ufficiali di ENEA e del PNRR che evidenziano come, a parità di risparmio energetico ottenuto, il costo per lo Stato del Marebonus è stato pari a un decimo del Superbonus edilizio del 110%. In sostanza, risparmiare 1 Tep (tonnellata equivalente di petrolio) costa allo Stato 235 euro con il Marebonus contro i 2.434 euro del Superbonus 110%.
Al fine di dispiegare tutto il potenziale delle Autostrade del Mare, con i conseguenti benefici ambientali per i cittadini, Confitarma ha più volte chiesto di incrementare a 100 milioni di euro l’anno le risorse stanziate per l’incentivo al trasferimento modale delle merci dalla strada al mare per il prossimo quadriennio. Infatti, le risorse attualmente stanziate fino al 2026 risultano insufficienti per assicurare il proseguimento e il miglioramento delle performance, in termini di costi esterni risparmiati, del precedente incentivo “Marebonus”.
Nel Decreto Milleproroghe, abbiamo chiesto l’approvazione dell’emendamento, che chiede almeno di “recuperare”, senza alcun costo per l’erario, i 39 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2021 per l’annualità 2022, destinandoli alle successive annualità 2023 e 2024.
Le difficoltà legate all’adozione del regolamento di attuazione, infatti, hanno impedito l’impegno degli stanziamenti previsti per il 2022 e si rischia, se non verrà accolto l’intervento normativo da noi proposto, di assottigliare ancora di più le risorse, già ridotte rispetto a necessarie”.
Il mare è un elemento naturale di grande rilevanza economica per il nostro paese, non solo per il turismo, ma anche per i trasporti marittimi. Quale sono le strategie politiche di cui avrebbe bisogno il comparto, per espandere questa importante voce della blue economy?
“Il collegamento più evidente tra turismo e trasporti marittimi è sicuramente dato in primis dal settore crocieristico. L’Italia è leader nel mondo con una flotta di bandiera che attualmente è in grado di offrire circa 30 milioni di presenze all’anno e un’occupazione di circa 20.500 marittimi. La nostra associata Costa Crociere è l’unico operatore turistico con navi di bandiera italiana, leader europeo di settore. Una flotta di 24 navi, tutte battenti bandiera italiana, incluse 4 navi alimentate a LNG. L’Europa è il secondo mercato di crociere più grande al mondo con un giro d’affari di 48 miliardi di euro.
Non solo, la nostra flotta traghetti, che vede la nostra associata Grimaldi Group quale leader europeo di settore, è la prima a livello mondiale e assicura tutti i giorni la continuità territoriale con le nostre isole, servizio essenziale per i nostri concittadini e per l’economia. Grazie alle Autostrade del Mare (traghetti RoRo/pax) che hanno trasportato 61,6 mln di tonnellate di merci nel 2021, sono stati tolti dalla strada circa 2,3 milioni di TIR all’anno – equivalenti a 2,7 milioni di tonnellate di emissioni evitate di CO2 – e ridotti sensibilmente i danni e costi legati all’incidentalità e alla congestione stradale. I benefici economici per la collettività di questo spostamento del trasporto merci dalla strada al mare ammontano a circa 2,2 miliardi di euro annui risparmiati in termini di esternalità ambientali. Tali risultati sono stati conseguiti anche grazie al Marebonus, incentivo al trasferimento modale strada-mare.
Anche questo settore ha bisogno di azioni di semplificazione che favoriscano la competitività delle imprese italiane nel mercato internazionale. E un accompagnamento nel percorso di transizione ecologica e decarbonizzazione”.
Lo shipping, da sempre è la modalità di trasporto più sostenibile, e nel decennio 2008-2018 il settore dei trasporti marittimi ha ridotto di quasi il 20% le emissioni di CO2. Cosa fare ancora di più oggi e nel prossimo futuro per accompagnare i trasporti via mare verso una transizione ecologica avanzata?
“È noto che il trasporto marittimo, in considerazione dei volumi di merci trasportati, risulta essere di gran lunga la modalità di trasporto più eco-compatibile. Il 90% della produzione mondiale viaggia via mare emettendo meno del 3% delle emissioni globali.
Nonostante lo shipping resti un settore “hard to abate” e “capital intensive”, i nostri armatori stanno già affrontando la difficile sfida della transizione, che pone obiettivi molto ambiziosi a livello internazionale.
Il PNRR e il fondo complementare già hanno fatto qualcosa ma dobbiamo continuare su questa strada e avere una governance nazionale che ascolti l’industria marittima per fare le scelte migliori nel prossimo ventennio.
È fondamentale che le istituzioni sostengano gli sforzi per la decarbonizzazione del settore creando condizioni opportune per sviluppare carburanti alternativi, sicuri e utilizzabili su larga scala, e sostenendo il processo di transizione delle navi, semplificando ed ampliando l’utilizzo del ‘Fondo complementare per il rinnovo e refitting della flotta mercantile’ a tutte le tipologie.
Le risorse finanziarie private non sono sufficienti a sostenere, da sole, ricerca e innovazione per lo shipping che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dei combustibili puliti necessita di un’adeguata catena logistica a livello nazionale e, soprattutto, globale. È necessario che l’Italia, come gli altri Paesi marittimi, sostenga le sue imprese in questo sforzo evitando di mettere a rischio la competitività della nostra industria nei mercati internazionali”.